MotoGP, Acosta si racconta: “Fin da piccolo…”

L'ex rookies e talento futuro della MotoGP, Pedro Acosta, ha raccontato le origini della propria passione per il motociclismo
Pedro Acosta, MotoGP
Pedro Acosta, MotoGP

L’attesa per la prossima stagione di MotoGP si sta facendo sempre più spasmodica. Marzo è lontano e l’unica consolazione prima dell’inizio del motomondiale saranno i test che si svolgeranno nel mese di febbraio. Tanta la curiosità degli appassionati intorno alle conseguenze dei numerosi cambiamenti che sono andati in scena al termine del 2024, con il campione del mondo Jorge Martin in Aprilia e Marc Marquez in Ducati, ma anche con il passaggio di Enea Bastianini in KTM, che sono stati i principali e forse anche i più sorprendenti di tutti. L’attenzione, però, si sposta anche sulle novità dell’ultima annata. Pedro Acosta in sella alla GasGas ha messo in mostra tutto il suo talento, seppur con qualche caduta di troppo che ha complicato comunque una stagione sorprendentemente positiva.

La missione di KTM

Dal prossimo mondiale il talento di Mazarròn farà gruppo con l’italiano Bastianini. La KTM, per il suo progetto di crescita ed emersione in MotoGP, ha puntato su due giovani talenti indicando nell’ex Ducati il leader e nel rookies il talento emergente per il presente e per il futuro. Un salto di qualità non indifferente per Acosta che nella moto non ha trovato solo un lavoro, ma anche una passione e un’amore incondizionato che lo spinge a dare sempre di più, ogni giorno, ogni gara. Un concetto che il pilota spagnolo ha dichiarato anche in un’intervista ai microfoni UCAM Murcia, nel corso della quale ha raccontato anche l’origine di questo amore.

Le parole di Acosta

«Se mi chiedi cosa volevo fare da bambino, non lo so, perché monto in moto da quando avevo cinque anni. Alla fine, è diventato più uno stile di vita che altro. Mi alleno ogni settimana da quando avevo cinque anni, e alla fine sembra più una routine che un lavoro. Penso che se inizia a sembrare più un lavoro, perde parte del suo fascino. Quindi, sicuramente è uno stile di vita più che una passione. Mio padre era quello da incolpare. Dopotutto, ero molto testardo e causavo sempre problemi a casa, e mio padre andava a fare un giro con i suoi amici la domenica. E un giorno, c’era come una scuola di moto in un parcheggio, con molti bambini. E penso che sia stato questo a catturare un po’ la mia attenzione perché, prima di allora, le moto erano quasi irrilevanti per me. Quindi, penso che il fascino di avere altri bambini, non solo io, sia stato ciò che mi ha aperto un po’ gli occhi, o ciò che mi è piaciuto davvero».