Juan Mata è certamente tra i giocatori che ha lasciato più il segno nella generazione precedente a quella dei baby fenomeni. Il 36enne, attualmente svincolato dallo scorso febbraio dopo l’esperienza incolore vissuta in Giappone nel Vissel Kobe, squadra in cui è stato protagonista anche l’ex compagno di nazionale Andres Iniesta, può vantare in carriera quasi 700 partite e più di 150 gol tra club e nazionale e ben 12 trofei conquistati tra i professionisti.
Nato come trequartista tecnico ed eclettico, in carriera si è poi spostato con grande naturalezza su ciascuna delle due fasce offensive, mostrando sempre una predisposizione naturale a incidere in fase offensiva grazie al suo passo corto, che lo rendeva imprendibile palla al piede nello stretto, e una visione di gioco e una capacità di dialogare e innescare i movimenti dei compagni di reparto decisamente fuori dal comune.
Non è infatti un caso che lo spagnolo, prodotto delle giovanili del Real Madrid, abbia inciso così tanto in club di prestigio assoluto come il Chelsea e il Manchester United: il suo stile di gioco peculiare e il suo incredibile dinamismo gli permettevano infatti di impattare in maniera determinante in un campionato come la Premier League, da sempre strutturato su ritmi elevatissimi.
E se è vero che oltremanica essere dei colossi aiuta, è altrettanto assodato che se sai correre e attaccare gli spazi in verticale puoi saperti dimostrare altrettanto determinante. E questo ha fatto Mata, dall'”alto” del suo metro e 70, in una carriera passata a incunearsi in difese composte da colossi. Ma il segno nella storia di questo sport il nativo di Burgos lo ha lasciato in particolare per un motivo: nella sua ricca bacheca ci sono tutte e le quattro coppe più importanti. Mondiale, Europeo, Champions League ed Europa League: queste medaglie non le troverete tutte insieme in nessun’altra sala trofei di qualsiasi calciatore del globo.
Un poker irripetibile: solo Mata può vantare un simile record
La prima gioia è quella più importante e agognata in assoluto da qualsiasi appassionato di calcio: nel periodo d’oro della Roja Mata non era certamente un trascinatore, ma si dimostrò affidabile tanto da meritarsi la convocazione in pianta stabile in un gruppo straordinario. E pur non giocando neanche un minuto in finale, nel percorso che ha portato alla conquista della Coppa del Mondo del 2010 per la Spagna c’è stato certamente anche il suo contributo.
Poi, in ordine di tempo, ecco un anno semplicemente magico: nel 2011/12 con il Chelsea arriva la vittoria della Champions League, la prima nella storia del club, in una finale pazzesca contro il Bayern Monaco nella quale lo stesso Mata, inserito nella formazione titolare, lascia il segno nel finale con il corner per il pareggio di Drogba, il cui rigore decisivo consegnerà poi ai Blues la Coppa dalle grandi orecchie. E nella stessa estate, come splendida ciliegina sulla torta, il trionfo agli Europei: a Kiev Mata entra all’87 e un minuto dopo sigla il gol del definitivo 4-0 con cui la Spagna schianta la malcapitata Italia.
Non sono da meno poi le due Europa League al cielo. Nella prima, vinta nel 2012/13, Mata è titolare nonché assoluto protagonista con ben due assist: il primo in apertura per Fernando Torres e il secondo, ancora da corner, all’inizio del primo tempo supplementare a infiocchettare la zuccata decisiva di Ivanovic che sancisce il definitivo 2-1 sul Benfica.
La seconda, invece, arriva nel 2016/17 con la maglia del Manchester United per l’ultimo trofeo internazionale conquistato dai Red Devils: anche in questo caso lo spagnolo scende in campo dal primo minuto per scelta di mister Mourinho e contribuisce al 2-0 con cui i Red Devils schiantano l’Ajax alla Friends Arena di Stoccolma, servendo ancora sugli sviluppi di un calcio d’angolo un passaggio vincente per Mkhitaryan a inizio ripresa per la rete che uccide di fatto la partita. Cinque finali, quattro disputate, un gol e quattro assist, cinque trofei: la cronistoria di un vincente, oltre che di un attaccante sontuoso.