Santopadre se la prende con Djokovic e Kyrgios: “Un po’ d’ignoranza c’è. E su Sinner…”

Lo storico allenatore di Matteo Berrettini, ora alla guida del francese Luca Van Assche, Vincenzo Santopadre interviene sull’azione legale avanzata dalla PTPA di Novak Djokovic, con Nick Kyrgios tra i firmatari, nei confronti dell’ATP, WTA, ITF e ITIA, schierandosi contro il serbo e l’australiano.
Il giudizio severo di Santopadre
Come riportato dal Corriere dello Sport, il tecnico azzurro crede che ci sia una ignoranza di fondo dietro a questa iniziativa: “Che io sappia, ne ho parlato con Gaudenzi, l’Atp ha provato più volte a sedersi a un tavolo con la Ptpa ma non ne hanno voluto sapere. Si dovrebbe parlare del bene comune, anche perché sicuramente ci sono delle cose che si possono fare meglio, ma a volte ho l’impressione che ci sia poca curiosità e un po’ d’ignoranza: alcuni tennisti si informano poco e di conseguenza dovrebbero anche parlare poco”.
Il confronto tra Sinner e Alcaraz
Durante la prima tappa romana del Trophy Tour, evento svoltosi al Circolo Canottieri di Roma, Santopadre ha anche parlato delle differenze tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz: “Carlos Alcaraz è più giovane, meno formato anche per la sua storia. Jannik Sinner ha avuto la fortuna di avere una famiglia alle spalle che gli ha trasmesso determinati valori, di scegliere persone che gli hanno seminato valori importanti. Oltre all’abilità di saper ragionare da campione. La grande differenza tra i due è che Alcaraz è più esuberante, fa più fatica a gestire alcune situazioni ma è un ragazzo di cui un Paese può andar fiero”.
Il ritorno in campo di Jannik
In ultimo, il coach italiano prova a ragionare su cosa aspettarsi dal nativo di San Candido al rientro in campo a Roma: “Dovrà ritrovare l’abitudine al match, questa è la sfida più grande. Però, dovendo scegliere, non poteva esserci momento più opportuno per questo stop. Sul piano fisico può svolgere un tipo di lavoro che difficilmente avrebbe potuto seguire in una situazione normale. Allo stesso modo, avrà più tempo per preparare la superficie dove finora ha fatto più fatica. Quanto fatto in questi mesi se lo ritroverà più avanti sulla terra. Anche se avrà uno spazio tutto suo (NdR definito Fort Apache da Angelo Binaghi) non credo sia un’esigenza anche perché il giocatore deve andare sul posto di lavoro e lavorare. Poi questa sarebbe ovviamente un’accortezza del torneo e rappresenterebbe una comodità in più per lui”.