Tennis

Lo sfogo di Swiatek: “Ho pianto ogni giorno per settimane”

Periodo complicato dentro e fuori dal rettangolo di gioco per Iga Swiatek
Iga Swiatek
Iga Swiatek (Getty Images)

Il gesto di rabbia che è quasi costato a Iga Swiatek la squalifica nella semifinale di Indian Wells, poi persa con Mirra Andreeva, è sintomo di una situazione psicologica complicata per la n. 2 al mondo.

La lettera di Swiatek su Instagram

Le tante polemiche che l’hanno accompagnata negli ultimi mesi a causa del caso di doping che l’ha vista coinvolta hanno lasciato il segno e la nativa di Varsavia ha affidato i propri pensieri ad una lunga lettera pubblicata su Instagram: “Ultimamente vedo molto parlare dei cambiamenti nel mio comportamento e nelle mie emozioni in campo. Anche se non mi sento a mio agio, è tempo per me di condividere la mia prospettiva per porre fine alle speculazioni e alle teorie infondate. Sull’incidente nella mia ultima partita: ho espresso la mia frustrazione in un modo di cui non sono orgogliosa. La mia intenzione non era mai quella di mirare la pallina a qualcuno, ma semplicemente di liberare la mia frustrazione facendola rimbalzare sul campo. Mi sono scusata immediatamente con il raccattapalle, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo annuiti mentre esprimevo il mio rammarico per il fatto che fosse successo vicino a lui. Ho visto molti giocatori far rimbalzare la palla per frustrazione e, francamente, non mi aspettavo un giudizio così duro

Il caso di doping e le settimane trascorse a piangere

Inevitabile tirare in causa la nota vicenda di doping e le sofferenze affrontate sul piano psicologico: “La seconda metà dell’anno scorso è stata estremamente difficile per me, soprattutto a causa del test positivo al controllo antidoping e di circostanze totalmente al di fuori del mio controllo che mi hanno privato dell’opportunità di lottare per i più alti obiettivi sportivi alla fine della stagione. Questo mi ha costretto a riorganizzare alcune cose dentro di me. In Australia, per esempio, ho giocato senza aspettative, concentrandomi solo sul mio lavoro, accettando che un altro Australian Open potesse non andare come volevo nonostante i miei sforzi. Quando sono davvero concentrata e non mostro molte emozioni in campo, la gente mi chiama robot, etichettando il mio atteggiamento come disumano. Ora che sono più espressiva, mostro i miei sentimenti o lotto internamente, all’improvviso mi etichettano come immatura o isterica. Non è normale, specialmente se si considera che solo sei mesi fa sentivo che la mia carriera era appesa a un filo, ho trascorso tre settimane piangendo ogni giorno e non volevo più scendere in campo. Oggi, dopo tutto quello che ho passato, sto ancora elaborando quelle esperienze. Condividere questo cambierà qualcosa? Probabilmente no perché vedo chiaramente quanto amiamo giudicare, creare teorie e imporre opinioni agli altri. Ma forse alcune persone, che vogliono davvero capire cosa sto attraversando, capiranno cosa provo“.