Internazionali BNL d'Italia

Sinner al Tg1: “Io più controllato di altri, ma guardato in modo diverso. Ho pensato al ritiro. Ci vediamo a Roma”

Sinner alza la voce contro chi l’ha criticato per il caso Clostebol e ammette di aver pensato al ritiro
Il tennista Jannik Sinner
Jannik Sinner (Getty Images)

Intervista a cuore aperto per Jannik Sinner che parla in esclusiva al direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, a pochi giorni dal termine della squalifica di tre mesi con la WADA che scadrà domenica 4 maggio alle ore 23:59 con il rientro in campo previsto agli Internazionali d’Italia a Roma in programma dal 7 al 18 maggio.

Sinner spiega il caso Clostebol

Inevitabile parlare del caso di doping che l’ha visto coinvolto: “L’anno scorso è stato molto stressante ma siamo riusciti ad ottenere risultati incredibili, anche quest’anno siamo partiti bene poi è successo quello che è successo. Cosa è successo? In quel momento lì non ho capito cosa fosse successo, non sapevo nulla, poi ho accettato e abbiamo provato a ricostruire e abbiamo saputo subito da dove proveniva questa contaminazione. Ma ho fatto fatica ad accettare questi tre mesi perché nella mia testa mi dicevo ‘non ho fatto niente, perché devo pagare il prezzo?’. Poi abbiamo parlato con il mio avvocato in modo molto concreto su quello che poteva succedere nel peggiore dei casi. Come mi sono sentito io in campo non era come un giocatore si dovrebbe sentire. Ci alleniamo tanto per poi divertirci quando giochiamo una partita bella e questo divertimento giorno dopo giorno è andato un po’ via. La fortuna che ho avuto è stata avere delle persone intorno a me che mi hanno aiutato molto e mi hanno creduto: il mio team, la mia famiglia. Alla fine ho costruito la mia bolla dove non entrava nessun altro e questo mi ha dato la voglia di continuare e di prepararci bene per i tornei dello Slam perché l’anno scorso li ho giocati bene anche se ho avuto un piccolo infortunio prima del Roland Garros: è andato tutto bene anche se non mi sono sentito una persona felice in campo. Con quello che mi è successo sono stato controllato più degli altri e c’è un protocollo da seguire che è identico per tutti. Ognuno è libero di dire quel che vuole e di giudicare, l’importante per me è che so io cosa è successo, cosa ho passato ed era molto difficile e non auguro a nessuno di passare da innocente una cosa del genere. Rifarei il patteggiamento? Ormai è andata. Le regole andrebbero riviste? Ognuno segue lo stesso protocollo quando è positivo, nessuno riceve trattamenti diversi, anche se ho ricevuto critiche. Ribadisco: non sono stato trattato diversamente, anzi forse mi hanno controllato più degli altri“.

Jannik glissa su Djokovic, Williams e Pellegrini

Il campione altoatesino non vuole entrare in polemica direttamente con Novak Djokovic, Serena Williams e Federica Pellegrini: “Le parole di Djokovic, Serena Williams e Federica Pellegrini? Non voglio rispondere, sono liberi di dire quello che vogliono e giudicare, per me conta sapere cosa ho passato. Era difficile e non lo auguro a nessuno passare da innocente una roba del genere. siamo in un mondo in cui ognuno dice quello che vuole, va bene così. Abbiamo anche una vita fuori dal campo, ma voi vedete solo il giocatore e ed è giusto perché siete tifosi. Penso di aver gestito bene le situazioni che ho avuto. Il tennis per me è importante ma fuori dal campo ho una vita che è ancora più importante, senza la mia famiglia non sarei nessuno”.

Il pensiero del ritiro

Prima dell’Australian Open, Jannik confessa di aver pensato anche al ritiro: “C’è stato un momento in cui mi è venuto voglia di dire basta, mollo tutto. Prima degli Australian Open non era un momento felicissimo, c’era ancora quel caso di doping, e mi sono detto vediamo come va quest’anno. In Australia non mi sentivo a mio agio negli spogliatoi, quando mangiavo, sentivo che gli altri giocatori mi guardavano in modo diverso e mi sono detto che era pesante vivere il tennis in questo modo. Mi sono detto magari dopo l’Australia un po’ di tempo libero mi farà bene, poi è andata come è andata ma in quel momento lì mi ha fatto bene, tre mesi sono tanti, ma non ho giocato Rotterdam anche per quel motivo: mi serviva del tempo diverso, con gli amici e dando priorità alle persone a cui voglio bene” .

Il giudizio sui Big Three

Sinner parla anche dei tre campionissimi Novak Djokovic, Roger Federer e Rafa Nadal: “Due ne ho conosciuti meglio, Roger invece non l’ho visto spesso perché lui era infortunato e poi ha smesso. Posso giudicare un po’ meglio Rafa e Novak. Rafa mi piace perché è un combattente, si tiene le persone intorno a sé in modo molto bello ed equilibrato. Se guardiamo ai numeri il migliore è Nole. Ma dobbiamo essere contenti di vivere questo momento perché quello che hanno fatto vedere loro tre insieme negli ultimi quindici anni è pazzesco“.

Il momento del tennis italiano

Jannik individua nel successo di Fabio Fognini a Montecarlo l’inizio dell’era d’oro del tennis azzurro: “Abbiamo avuto un cambio incredibile quando Fognini ha vinto a Montecarlo, poi Berrettini ha fatto benissimo sull’erba facendo la finale a Wimbledon, poi sono arrivato io e adesso sta arrivando Musetti tra i primi dieci. Arnaldi sta facendo risultati incredibili e poi c’é Sonego che sta sempre lì, Darderi e gli altri. Ne abbiamo davvero tanti e da tifoso italiano è bellissimo perché quando ne perdi uno in un torneo ne hai altri cinque. E in un torneo del Grande Slam se siamo dieci vuol dire che il 10% dei giocatori sono italiani“.

Il punto più bello e quello che brucia ancora aver perso

Il campione altoatesino parla anche del punto che ricorda con più gioia e quello che gli ha fatto più male: “Ricordo il match point con Carlos Alcaraz agli US Open quando ho sbagliato il rovescio dopo il servizio largo. Il punto più bello è quello del mio primo Slam vinto, quel dritto lungolinea me lo ricordo benissimo. L’emozione più grande? Dal punto di vista personale quando ho saputo che sarei diventato numero uno è stata una sensazione incredibile perché è stato il risultato di un anno intero. Un altro momento pazzesco da italiano è quando entri sul Centrale di Roma o Torino, non sembra di stare in un campo da tennis ma in uno stadio di calcio. Una sensazione difficile da raccontare“.

Il tocco di Alcaraz e Musetti

Sinner spiega, poi, cosa “invidia” agli altri giocatori: “Mi piacerebbe avere il tocco di Alcaraz e la sensibilità di Musetti, mentre il rovescio è il mio colpo migliore; devo invece migliorare al servizio“.

Il rapporto con Cahill

C’è ancora una piccola speranza di far cambiare idea a Darren Cahill: “Lui l’anno scorso mi ha detto ‘guarda, faccio l’ultimo anno con te e poi smetto’. Sono cose che devi accettare, è una sua scelta. Abbiamo fatto tante cose insieme, tanti risultati, però ogni cosa bella ha una fine soprattutto nel lavoro. Va bene cosi, ma in un anno possono cambiare tante cose, vediamo…“.

Il sogno da bambino e la corsa scudetto

Jannik rivela anche il suo sogno da bambino: “Volevo diventare un pilota di Formula 1, ma non c’erano soldi per poterci provare e ho rinunciato. Il calcio? Mi piaceva, ma non avevo tutta questa passione. La corsa scudetto? Sono tifoso del Milan per cui non fatemi gufare…

L’appuntamento a Roma

Di certo, il n. 1 al mondo è felicissimo che il torneo del rientro in campo sia proprio quello che si disputerà al Foro Italico: “Ci vediamo a Roma, speriamo di arrivarci preparati, ma sono molto contento di fare il mio ritorno in campo a Roma, non c’è posto più bello dove rientrare“.