Tennis

Fonseca lancia la sfida a Sinner: “Il mio sogno è il n. 1. Bello sentirsi a casa in Argentina”

Dopo il primo titolo ATP conquistato a Buenos Aires, Joao Fonseca alza inevitabilmente l’asticella
Joao Fonseca
Joao Fonseca (Getty Images)

A soli 18 anni, Joao Fonseca ha già messo in bacheca il primo trofeo ATP, trionfando a Buenos Aires, e grazie a questo successo è balzato al n. 68 della classifica mondiale anche se l’obiettivo è quello di arrivare alla posizione attualmente occupata dal nostro Jannik Sinner.

Fonseca si è sentito a casa in Argentina

Considerata la storica rivalità tra Brasile e Argentina, il connazionale di Guga Kuerten esprime un parere inatteso: “Quando ho visto il sorteggio pensavo che fosse impossibile vincere ed invece ce l’ho fatta ugualmente. Ho vinto il mio primo titolo. L’Argentina resterà sempre nel mio cuore e spero di tornare anche il prossimo anno, vedremo se sarà possibile. Mi sono sentito a casa ed è una cosa molto bella visto che sono brasiliano”.

Il sogno di Joao è però quello di diventare n. 1 al mondo

Il giovane carioca, classe 2006, ha le idee ben chiare sul futuro: “Vincere il mio primo titolo è un sogno. Giocare una finale lontano da casa e per di più in Argentina è difficile: è un successo molto speciale per me, un grande passo nella mia carriera per raggiungere il mio sogno che è quello di diventare numero uno al mondo. Del resto ogni bambino vuole essere il migliore del mondo nello sport che ama. Ho iniziato a giocare a tennis all’età di 4 anni, spinto da mio padre e mio fratello. Quando avevo 8 o 9 anni ho cominciato a giocare più tornei ed ho capito che volevo dedicarmi al tennis. Giocavo anche a calcio ma avevo la speranza di poter diventare un professionista nel tennis, sto ancora crescendo e il mio sogno è ancora quello di essere il più forte tennista al mondo. Un anno fa ho deciso di non andare al college, tutti i giovani giocatori devono prendere in considerazione l’idea di andarci, è molto importante per il futuro. Sarebbe stata un’opportunità per me studiare negli Stati Uniti come brasiliano e per quello avevo firmato con un’università, ma ora non rimpiango nulla e ringrazio il cielo di non esserci andato”.