Djokovic: “Gioco finché sono al vertice. Posso ancora battere Sinner e Alcaraz”
Dopo una stagione che l’ha visto trionfare per la prima volta alle Olimpiadi con la medaglia d’oro conquistata a Parigi, ma mancare l’assalto allo Slam n. 25, Novak Djokovic si è affidato ad Andy Murray in vista del 2025 e in una intervista rilasciata a Sportweek, magazine settimanale della Gazzetta dello Sport, sente di poter ancora battere i tennisti più forti al mondo, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz su tutti: “Nel 2024 non ho giocato molto e, oro olimpico e finale di Wimbledon a parte, si è trattata forse della stagione meno proficua degli ultimi dieci anni con molti alti e bassi, oltre questioni da risolvere anche a livello privato. Sento però che posso ancora giocare ad alto livello anche se nel frattempo Sinner e Alcaraz si sono affermati come i due migliori giocatori al mondo, senza dimenticare Zverev. Tutti loro saranno i principali candidati per vincere gli Slam e gli altri titoli. Io, però, fisicamente e mentalmente sono pronto per giocare ancora il mio tennis, ho la sensazione di poter sfidare questi ragazzi e la mia esperienza può tornare utile. L’anno prossimo giocherò più tornei e gli Slam in particolare saranno la mia priorità: darò il massimo per vincere, naturalmente se il mio fisico me lo consentirà”.
Nole non è sorpreso dalla crescita di Sinner
Il 37enne di Belgrado si concentra, quindi, su Sinner: “Jannik me lo ricordo a 14 o 15 e già ne parlavano bene, si vedeva che avrebbe avuto una grande carriera perché aveva la giusta mentalità e concentrazione. Quello che mi piace di lui è il desiderio di migliorarsi, ma per rimanere competitivo negli ultimi anni serve innanzi tutto di una squadra competente di cui potersi fidare, c’è poi bisogno del giusto equilibrio tra vita professionale e quella personale. Sono comunque impressionato dai risultati raggiunti non solo da Sinner e dai tennisti in campo maschile, ma anche da Paolini, Errani e Bronzetti.
Djokovic vede un tennis molto diverso rispetto a inizio carriera
Nole fa, infine, una interessante riflessione su come sia cambiato il tennis negli ultimi anni: “Si è evoluta innanzitutto la tecnologia. Rispetto all’inizio della mia carriera, si è passati dalla notte al giorno: i materiali sono più leggeri, le racchette danno più velocità al gioco e lo si intuisce anche con le nuove generazioni di atleti che sono più potenti e più veloci. Non mancano i dibattiti sulla durata della stagione, sui Master che una volta duravano sette giorni e oggi quasi il doppio. Io preferisco la vecchia formula, migliore per noi e per i tifosi: lascia più tempo per riposare e per prepararsi ai tornei successivi“.