Tennis

Djokovic e il ritiro: “Penso più al come che al quando. Nel 2022 trattato come un criminale”

Intervistato da GQ Italia, Novak Djokovic ha aperto il proprio cuore su dettagli intimi della sua vita
Novak Djokovic
Novak Djokovic (Getty Images)

A pochi giorni dall’inizio dell’Australian Open, Novak Djokovic ha rilasciato una interessante intervista a GQ Italia in cui ha parlato, innanzi tutto del ritiro.

Djokovic non si sente ancora pronto ad appendere la racchetta al chiodo

Il 24 volte vincitore di Slam vede la fine della sua carriera abbastanza lontana: “Penso più al come che al quando. Sul quando, non ci penso ancora così intensamente. Come vorrei chiudere? Immagino che se dovessi iniziare a perdere troppe volte, ad avvertire un divario sempre maggiore con gli avversari e ad avere maggiori difficoltà a superare gli ostacoli più duri nei tornei di Slam, allora probabilmente la farei finita. Al momento, però, sto bene e continuo ad andare avanti“.

Nole parla dei suoi avversari

Al serbo viene, poi, chiesto di definire i suoi più grandi rivali: “Una parola per ognuno di loro? Roger Federer: eleganza. Rafael Nadal: tenacia. Carlos Alcaraz: carisma. Jannik Sinner: sci. Il più intimidatorio? Nadal. Era famoso per questo, ancora oggi corre nei piccoli corridoi dello spogliatoio e mette letteralmente al tappeto chi gli si para davanti. Escono dalla toilette e lui vuole fargli sentire la sua presenza. Capisci? È un messaggio molto fisico. Ti dice: io sono qui. Sto saltando in giro. Sono pronto per una battaglia. Sarò aggressivo con te fin dall’inizio. Dal primo istante sentirai i miei grugniti e questo intimorisce molti giocatori

Il ricordo terribile dell’Australian Open 2022

In ultimo, Nole rivive le bruttissime emozioni di quando fu cacciato da Melbourne a causa del mancato vaccino contro il COVID: “Molti altri atleti costretti in quarantena per 40 giorni sono stati chiusi nelle loro stanze, ma la differenza è che loro non erano in una sorta di prigione, mentre io sì. Poi, quando ho vinto la causa, sono tornato libero. Se vogliamo chiamarla libertà. Onestamente, ero in una casa in affitto seguito dalla polizia ovunque andassi e c’era un elicottero che volteggiava intorno al campo centrale dove mi allenavo. Non mi è stato permesso di accedere allo spogliatoio principale per cui hanno dovuto trovare uno spazio alternativo per farmi cambiare, fare una doccia e portarmi fuori dal campo. Ero una sorta di criminale. Ho avuto dei problemi di salute e mi sono reso conto che in quell’hotel di Melbourne mi hanno dato del cibo tossico. L’ho scoperto appena sono tornato in Serbia e non l’ho mai rivelato a nessuno pubblicamente: dalle analisi è venuto fuori che avevo in corpo un livello di metallo pesante davvero alto: c’erano addirittura piombo e mercurio”.