Tennis

Cobolli a cuore aperto: i consigli di Berrettini, l’ammirazione per Musetti, la scelta tra tennis e calcio

Bella intervista rilasciata da Flavio Cobolli dopo l’inatteso ko rimediato a Monaco con Alexander Shevchenko
Flavio Cobolli
Flavio Cobolli (Getty Images)

Intervistato da OA Sport dopo l’uscita anticipata dal torneo ATP 500 di Monaco, Flavio Cobolli ha rivelato di essere stato a lungo indeciso tra tennis e calcio: “Fino a 14 anni giocavo a calcio e credevo di poter diventare un professionista: ero terzino nelle giovanili della Roma insieme a talenti come Riccardo Calafiori ed Edoardo Bove. Alla fine ho scelto il tennis perché mi piaceva giocare da solo, ma anche nella vita sono un solitario, mi piace trovare un modo per ribaltare la partita ed è una cosa che nel calcio da solo non puoi fare; in aggiunta, l’ambiente del calcio non mi è mai piaciuto e non mi apparteneva”.

Il consiglio di Berrettini

Il fiorentino di nascita, ma romano di adozione, confessa che il titolo di Bucharest è frutto di un consiglio prezioso datogli da Matteo Berrettini: “Dopo la sconfitta con Tirante a Miami ero deciso a giocare subito il challenger di Napoli, ma Matteo mi ha consigliato di prendermi del tempo, allenarmi, saltare quella settimana e presentarmi poi a Bucharest: è stata la scelta giusta e ho così vinto il mio primo titolo ATP”.

L’ammirazione per Musetti

In ultimo, Cobolli spiega che il suo tennista preferito è Lorenzo Musetti: “Con lui ho forse il miglior rapporto tra tutti i tennisti italiani. Lo ammiro tantissimo e lo prendo sempre come riferimento: anche il suo risultato a Montecarlo lo prenderò sicuramente come esempio per la mia carriera”.