Cilic a gamba tesa su Sinner: “Preferisco Alcaraz”. Il motivo

Reduce dalla finale raggiunta nel challenger di Madrid, il 36enne Marin Cilic ha rilasciato una interessante intervista a Punto de Break in cui mette anche a confronto la nuova generazione con quella dei Big Three.
L’amore di Cilic per il tennis
Innanzi tutto, il vincitore degli US Open 2014 chiarisce perché continui a girare il mondo per il tennis: “Continuo ad amare il tennis, così come la mia famiglia e la mia vita privata. Quindi direi che la parte più difficile è mantenersi in salute anche se un pizzico di fortuna è sempre necessaria per riuscire a portare a termine ogni allenamento. Ho sempre avuto una grande stima di me stesso come tennista. Sono un giocatore che, raggiungendo il massimo livello di tennis, crede di poter competere con i migliori. Cerco di mantenere la motivazione per continuare a lavorare, per continuare a progredire. Il tempo dirà fin dove potrò arrivare, ma prima devo recuperare un po’ di posizioni in classifica per poter ambire a traguardi importanti”.
Il confronto tra generazioni
Il croato pensa che l’era dei Big Three sia stata la più complicata per emergere ai massimi livelli: “Adesso abbiamo Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, che sono ancora molto giovani, ma stanno progredendo bene. Sono loro a guidare il cammino, è una nuova generazione, quindi vedremo. Solo il futuro ci dirà se sarà una generazione migliore della precedente oppure no, ma in quella precedente era praticamente impossibile anche vincere un Masters 1000; di certo, oggi tennisti come David Ferrer e Tomas Berdych avrebbero vinto molto di più. Per me la partita più bella rimane quella di New York 2014 con Federer, ma la rivalità che mi ha ispirato di più è stata quella con Djokovic”.
Alcaraz meglio di Sinner
In ultimo, Cilic confessa di preferire Carlos Alcaraz a Jannik Sinner: “Scelgo Alcaraz, mi piace di più il suo stile: è un giocatore aggressivo, molto atletico e con una creatività impressionante. I giocatori così aggressivi optano sempre per la massima velocità: la sensazione è simile a quella di guidare una monoposto di Formula 1. Per Carlos, avere questo stile di gioco è allo stesso tempo un dono e una maledizione”.