Tennis

Australian Open, Djokovic e il court coaching: “Manca la privacy. Mi rivedo in Fonseca”

Pur apprezzando i box per gli allenatori a bordo campo all’Australian Open, Novak Djokovic rileva un problema di privacy
Novak Djokovic
Novak Djokovic (Getty Images)

Parte dal record di partite giocate negli Slam (430 Nole, 429 Roger Federer) appena battuto da Novak Djokovic la conferenza stampa del serbo, approdato al 3° turno degli Australian Open: “Ci metto sempre il cuore e questo sport mi sta dando grandi opportunità nei tornei dello Slam, non prendo niente per scontato: le vittorie negli Slam sono le più importanti per me”.

Il confronto tra Basavareddy e Faria

L’ex numero uno al mondo ha, poi, messo a confronto i due tennisti affrontati finora a Melbourne: “Basavareddy era velocissimo e colpiva con grande anticipo, mentre Faria ha servito davvero bene, tirando forte anche la seconda di servizio. Entrambi si sono presentati sul campo principale di uno Slam per la prima volta ed erano pericolosi perché non hanno nulla da perdere“.

La novità del court coaching

Il serbo valuta positivamente l’esperimento del court coaching con una controindicazione: “Mi piace lo spirito dell’idea anche perché le quattro persone che possono sedersi nel box vengono scelte da noi; non mi piace, però, che qualcuno dell’altro box possa sentire cosa ci diciamo e comunicarlo dopo 10 secondi al mio avversario. Dovrebbe esserci maggiore discrezione e privacy nel court coaching”.

L’importanza di Murray

Continuano gli elogi per Andy Murray: “Andy ha rivisto tutta la mia prima partita, dedicando grande attenzione ad ogni aspetto. Amo quello che sta facendo perché può darmi una prospettiva un po’ diversa e serve per portare cose nuove in allenamento il giorno successivo. Con Andy parliamo lo stesso linguaggio e abbiamo preparato bene le prime due partite”.

Djokovic si rivede in Fonseca

In ultimo, il 24 volte vincitore di Slam parla del giocatore del momento Joao Fonseca: “Mi sono appena congratulato con lui, non solo per la vittoria con Rublev, ma per come sia cresciuto negli ultimi 5-6 mesi. Sono contento per il Brasile che ritrova un futuro campione come lo è stato Guga Kuerten. Mi ricorda me quando alla sua età cercavo di tirare quei colpi vincenti con un po’ d’incoscienza: diventerà fortissimo in futuro”.