Arbino si scusa con Sonego: “Separazione vissuta come un lutto”

Ai microfoni di SuperTennis, l’ex coach di Lorenzo Sonego, Gipo Arbino, manda un messaggio commovente al proprio pupillo che ha allenato per quasi 20 anni prima della separazione avvenuta nel corso del 2024.
Arbino chiede scusa
In particolare, il 70enne attualmente alla guida di Stefano Travaglia vuole scusarsi per come si è comportato dopo la rottura del rapporto di lavoro con il torinese, fresco di eliminazione all’esordio a Indian Wells per mano del redivivo David Goffin: “Avevo eretto un muro, Lorenzo Sonego aveva ragione. Ammetto di essere stato molto male dopo la nostra separazione, quasi come un lutto, perché l’ho seguito dagli 11 ai 29 anni, 18 anni in cui ho visto i suoi miglioramenti e la sua crescita. Per me è stato difficile, lui ha detto delle frasi molto dure che solo col tempo ho capito fossero dette per scuotermi. Riguardando le foto di quando era più piccolo, dei primi risultati, delle prime vittorie, ho buttato giù questo muro perché ho pensato al ragazzo, alle vicende vissute ed ai discorsi fatti. Gli ho fatto da zio, si era creato un rapporto incredibile e lui credeva tanto in me. Devo chiedere scusa a Lorenzo, potessi tornare indietro non parlerei di quello che era successo con nessuno, ma in quel periodo ero talmente arrabbiato che mi veniva di raccontarlo a chiunque. Ho fatto dei danni e il rapporto si è deteriorato, ma non c’era giorno che non pensassi a lui. Per me il tennis è vita e non sono riuscito a scindere il rapporto umano da quello professionale. Pensavo non sarebbe finito mai, gli ho dedicato buona parte della vita, soffrendo più di lui quando giocava. Purtroppo è andata così”.
L’aneddoto su Sonego
Arbino rivela, poi, come sia stato complicato per Sonny arrivare tra i primi 100 al mondo: “Da piccolo era molto gracile, sembrava non avesse la possibilità di competere ad alti livelli. Ho sempre detto che lui non fosse un predestinato, non per sminuirlo, ma per esaltare il fatto che i suoi risultati erano frutto del lavoro e del suo grande amore per il tennis. Per molti la top 100 è stata un miracolo, ma lui si è addirittura spinto fino alla 21esima posizione. Io lo chiamavo ‘Nadalito’, per la sua grinta, la determinazione, la lotta e la forza mentale“.