X-Factor

Manuel Agnelli: “Via da X Factor per non cristallizzarmi, torno perché…”

Il giudice più esperto al tavolo di X Factor si racconta svelando le dinamiche che lo hanno spinto a tornare nel programma
Palco
Palco (Getty Images)

È Manuel Agnelli il giudice anziano di questa edizione di X Factor. E non conta la carta d’identità, ma le presenze al tavolo: sesto anno per il frontman degli Afterhours, ancora senza un’affermazione ma con il merito di aver messo le ali ai Maneskin. In vista della nuova stagione, già in onda con le Auditions e, da giovedì prossimo, con i Bootcamp, Manuel Agnelli si è raccontato ai microfoni di Vanity Fair

Lunga intervista, tanti temi. Tra questi non poteva mancare il ritorno a X Factor: «Molti hanno sottolineato il fatto che entri ed esca, ma la verità è che faccio tante cose: televisione, teatro, radio e, naturalmente, musica da sempre. Sono tutte cose che mi hanno reso completamente libero, visto che non dipendo da nessuno di questi ambienti perché, se va male in uno, ci sono gli altri. Sono tornato a fare musica come quando ero ragazzino, seguendo puramente un fattore emozionale e liberandomi da una certa pressione psicologica, ma devo dire che ho sempre avuto paura di essere cristallizzato dalla televisione. Se continui a stare in televisione, diventi quella cosa lì e basta. Per cui ogni tanto bisogna allontanarsene e assaggiare altri gusti. Anche se questo ti porta a rinunciare a tonnellate di soldi». 

Le ragioni del ritorno

Perché tornare proprio quest’anno a X Factor? Lo spiega ancora Manuel Agnelli, senza giri di parole: «Dipende sempre dalle persone che fanno il programma, da chi c’è e da chi non c’è. Le persone fanno sempre la differenza, e questa squadra mi è piaciuta subito perché parliamo di artisti che, oltre ad avere una storia professionale valida, portano una certa dose di leggerezza necessaria per affrontare questo tipo di contesto. Se hai intorno persone che non sono leggere diventa tutto molto difficile».

Questione di opportunità 

Un’avventura che è anche un’opportunità di crescita, come spiega ancora Agnelli: «X Factor mi ha dato un sacco di possibilità, senza contare che mi ha fornito un piccolo megafono per poter raccontare la mia visione della musica e delle cose. Un megafono che ora, in televisione, non c’è da nessun’altra parte. Questo programma, oltre alla visibilità, mi ha dato anche una credibilità professionale e un ritorno economico non indifferente, permettendomi di fare un sacco di progetti che volevo fare, incluso aprire il centro culturale Germi, condurre Ossigeno su Rai3, organizzare festival, approdare in radio, fare teatro e riuscire a supportare tanti musicisti esordienti davvero bravi. Tutto questo è successo grazie a X Factor».

La regola-classici

C’è una regola, però, per Manuel Agnelli che non può essere infranta a X Factor: vietato toccare i classici. «Non mi piace il fatto che per dire le proprie cose si usino dei capolavori fatti da altri. Vorrebbe essere una dissacrazione, un po’ come mettere i baffi alla Gioconda, ma non ci riesce, perché questo si riduce solo a un ego spropositato. Se prendi Imagine di John Lennon e ci scrivi delle barre sopra e grazie che viene un pezzo forte, perché è comunque Imagine di John Lennon. La trovo una roba tremenda perché uccide il senso stesso di creatività e di personalità, senza contare che il 99,9% delle volte le nuove versioni sono infinitamente più brutte delle vecchie e le rovinano».