Formula 1

Caos Red Bull: Mondiale falsato? Cosa sta succedendo in Formula 1

Scoppia la polemica intorno alla Red Bull in Formula 1: la ricostruzione e le parole degli interessati
Sergio Perez
Sergio Perez (Getty Images)

Torna con le polemiche la Formula 1. A circa un mese di distanza dall’ultimo Gran Premio, i piloti e i team si sono spostati in Texas per il Gran Premio degli USA. Ancor prima delle prove libere, però, il weekend è stato infamato da un caso mediatico che rischia di gettare ombre sulla stagione. È esplosa la polemica sul T-Tray, un sistema che permetterebbe di modificare l’assetto della monoposto tra qualifiche e gara violando il regime di parco chiuso. Inizialmente, la FIA non ha fatto il nome della squadra coinvolta, ma poi è arrivata l’ammissione della diretta interessata.

L’ammissione

La Red Bull, infatti, tramite un suo portavoce ha confermato di essere la squadra coinvolta nelle indagini, dando però una spiegazione che di fatto quasi scagionava la scuderia austriaca. «Il sistema che permetterebbe di modificare l’assetto della monoposto tra qualifiche e gara violando il regime di parco chiuso. Nella corposa corrispondenza che abbiamo avuto con la FIA, è emersa questa cosa e abbiamo concordato un piano per il futuro». Basta questo a spegnere la polemica? Ovviamente no.

Il caso

Nonostante la spiegazione sull’impossibilità di utilizzare il T-Tray con la monoposto già assemblata e pronta per scendere in pista, non si placa la polemica. Semplicemente perché è impossibile trovare che la Red Bull non abbia modificato di nascosto l’altezza della propria auto in passato, così come è impossibile dimostrare il contrario. 

Le conseguenze

Salvo sorprese, quindi, non ci saranno penalità o altre sanzioni per la Red Bull, a maggior ragione con il patto già stipulato tra la Red Bull e la FIA. Essendo il progetto di ogni componente di qualsiasi monoposto accessibile sia alla Federazione che agli altri temi, quindi, l’unica cosa che potrà aggiungere la FIA sarà un sigillo applicato direttamente sul sistema per rendere immediatamente visibile ogni alterazione a partire già dalla gara in USA

Il botta e risposta

Non basta tutto ciò a placare le polemiche di chi grida allo scandalo e al mondiale falsato. Al di là delle chiacchiere da bar, però, ci sono anche le parole dei piloti che aiutano a capire i prevedibili punti di vista. Così Lando Norris: «C’è una differenza tra le situazioni da bianco o nero come questa e le innovazioni che si possono creare all’interno dello spazio consentito dal regolamento». 

Duro invece il commento di Piastri, suo compagno di squadra: «Ovviamente tutti stiamo superando i limiti del regolamento tecnico. Si tratta di un aspetto che caratterizza da sempre la F1. Da quello che ho sentito, però, una cosa del genere non sta solo superando i limiti… Li sta chiaramente infrangendo. Se è stato usato, è chiaro che chi l’ha fatto non ha solo superato i limiti, ma è uscito dalla zona grigia per entrare in una nera. Il nostro mini Drs era legale. Anche se abbiamo dovuto apportare alcune modifiche, non era rivoluzionario per la vettura. Vedremo se questa cosa avrà un impatto».

Si difende, invece, la Red Bull. A partire proprio da Verstappen: «La documentazione tecnica sul sistema è open source, quindi tutti i team ne erano a conoscenza, in quanto è stata sottoposta alla Fia. Per noi era solo uno strumento utile quando la macchina era smontata e facile da regolare, ma una volta che l’intera monoposto è assemblata non è possibile regolarlo. Quindi per noi non cambia. Quando ho saputo della faccenda, pensavo che fossero coinvolti altri team, ma poi ho scoperto che era correlato a noi. Ma non l’abbiamo mai nemmeno menzionato durante i briefing».

Sulla stessa linea anche Perez: «Sapevo dell’esistenza di questo sistema, ma non del suo utilizzo tra qualifiche e gara. Non abbiamo fatto nulla e non ne abbiamo mai parlato. Per fare un esempio, durante un weekend Sprint ci siamo trovati a dover adottare un’altezza da terra vicina alla luna per evitare di essere squalificati, come era successo in passato alla Mercedes. Credo che spetti alla FIA tracciare il limite tra legale e illegale. Sono loro che controllano il nostro sport, dunque è loro l’ultima parola».