Milan, Pulisc duro: “Gli europei mi fanno incazzare!”
Due anni fa il Milan ha piazzato forse uno dei colpi più importanti della sua storia recente. Approfittando della volontà del Chelsea di lasciar partite Christian Pulisic, la dirigenza rossonera si è fiondata sull’occasione acquistando un calciatore che oggi è punto di riferimento della rosa, appiglio nei momenti di complessità, bomber e assistman di spessore. L’esterno statunitense ha dimostrato in questi anni di avere le carte in regola per poter fare grandi cose con il Diavolo. Nella sua prima stagione con la maglia del Milan sono state 50 le presenze, 15 i gol tra Serie A, Champions ed Europa League, oltre i ben 11 assist serviti ai suoi compagni. Un impatto mostruoso per la sua prima stagione e che rischia anche di essere migliorato nella seconda.
Dopo sole 20 uscite ha già messo a segno 8 gol e 6 assist, con l’infortunio al polpaccio che attualmente lo tiene out come unico ostacolo per migliorarsi e migliorare le proprie incredibili statistiche. Un americano in Europa che tra Borussia Dortmund, Chelsea e Milan ha fatto ricredere tutti coloro i quali erano scettici sulla sua provenienza e sul calcio statunitense, smentendo un’opinione comune di cui ha parlato duramente nell’intervista rilasciata ai microfoni del The Athletic:
«Il pregiudizio sui calciatori statunitensi in Europa mi fa incazzare. A volte è stato palese ai miei occhi. Le decisioni degli allenatori sul selezionare o meno un giocatore americano possono essere state influenzate da questo. Un giorno mi piacerebbe poter dire di avere avuto un piccolo o un grande ruolo nel portare il calcio negli Stati Uniti a un livello completamente diverso. Mi auguro di arrivare al punto di essere uno dei paesi più rispettati al mondo. Se come Nazionale arrivassimo al massimo livello anche nei tornei più grandi, sarei estremamente orgoglioso. Dobbiamo raggiungere nel calcio la stessa posizione ottenuta da alcune leggende statunitensi negli altri sport».
Le difficoltà degli statunitensi in Europa
«Mi spinge a lavorare ancora più duramente e ad essere migliore, non dando loro la possibilità di prendere una decisione e dicendo: ‘Questo è il ragazzo che vogliamo far giocare’. Questo mi ha sempre spinto a dare il massimo. Penso che ora la situazione sia migliorata. Spero di aver avuto voce in capitolo e che altre persone si guardino intorno e dicano: ‘Questo ragazzo è americano e sta giocando ai massimi livelli: allora sono da rispettare’. Guardate quanti americani sono venuti in Europa negli ultimi 5-10 anni. Abbiamo giocatori in Champions League e in alcuni dei campionati più importanti del mondo. Ma non è il nostro principale stimolo voler dimostrare che si sbagliano».