Serie A

Lazio, Lotito: “Sarri? Ecco perché è andato via. Su Immobile…”

Un racconto a 360° quello di Lotito sulla Lazio degli ultimi anni, incentrato in particolar modo sugli ultimi allenatori biancocelesti
Lotito
Lotito (Getty Images)

In una lunga intervista ai microfoni di Dazn, Claudio Lotito ha parlato della sua presidenza alla Lazio. Aprendo le porte di Formello, il patron biancoceleste ha fatto un recap degli ultimi allenatori, da Inzaghi, all’addio di Sarri, passando per Bielsa, Tudor e Baroni. Lotito si è anche espresso sull’esonero di Daniele De Rossi e su Immobile e Luis Alberto, le due grandi partenze di questa estate.

Lotito su Inzaghi e Bielsa

«Questo è un modo che ho per divagarmi. Gioco a scopa. L’avversario più complicato? Sono tanti, nel mondo del calcio in molti sono bravi a giocare a carte perché ci giocano molto. Inzaghi? Giocava bene, ma era molto fortunato. Lui è una persona che ha fortuna, è fatto positivo. Napoleone diceva che è meglio un soldato fortunato che uno bravo. Quindi essere fortunati è un valore aggiunto. Giocare con Bielsa? Ho provato a giocare una partita, ma mi son reso conto che il gioco che proponeva, non sportivo, era un gioco che non si attanagliava alle mie esigenze in considerazione del fatto che bisogna essere stabili. Quando uno assume una posizione, questa va tenuta».

Lotito su Sarri

«Noi avevamo un buon rapporto. Lui ha le sue idee da un punto di vista politico e comportamentale. Si era però creata tra noi un’alchimia per il rispetto della persona, basata sulla stima della persona. Lui in un’intervista disse una frase che mi ha gratificato e sorpreso dicendo che fossi una delle persone più intelligenti che conosceva. Finita una partita abbordabile all’Olimpico (Lazio-Udinese, ndr), la squadra non era andata bene e quando ha visto la prestazione, nella sua stanza mi ha detto che la squadra non aveva più l’orgoglio di combattere. Io gli dissi che li avrei mandati in ritiro, lui accettò e venimmo in ritiro a Formello. Qualcuno si è lamentato, forse perché non avevano più un anima, e mi accorsi che il ritiro servì solo per confessarsi tra loro e tirar fuori questa posizione di contrasto verso l’allenatore, soprattutto da parte delle persone più titolate, che mi hanno fatto capire che la persona non era più gradita, anche se non avevano il coraggio di dirlo. Sarri ha deciso di andare via sul presupposto che non era più in gradi di governare lo spogliatoio. Io gli ho riconosciuto lo stipendio fino alla fine del campionato, potevo non farlo, si era dimesso. Lo feci per un fatto di rispetto. Poi andammo su Tudor».

Lotito su Tudor

«Tudor ha assunto una posizione di comando come allenatore e ha portato cambiamenti sostanziali, tanto è vero che la squadra ha avuto un sussulto d’orgoglio. Poi, però, alla fine del campionato mi disse che bisognava cambiare una serie di giocatori che creavano problemi. Allora ho deciso che bisognava fare dei cambiamenti sostanziali, sradicare chi era convinto che fosse il padrone della società, che in realtà ha un padrone solo, un proprietario solo, che deve lavorare per il bene della società».

Lotito su Baroni

«Abbiamo scelto un allenatore che parla il nostro stesso linguaggio, che ha fame e che vuole dimostrare. Anche sull’allenatore tutti mi hanno attaccato. Se ho intuizioni? Il pallone per tutti, il calcio per pochi».

Lotito commenta gli addii di Immobile e Luis Alberto

«Sono stato un padre di famiglia anche per Immobile. Ciro l’ho preso che veniva da una situazione non performante all’estero. Quando è venuto qui lo abbiamo trattato come fosse un figlio, poi lui ha fatto il suo, in campo ci andava in lui. Ha dimostrato di essere una persona che aveva delle qualità, parlano i suoi gol e le sue prestazioni. Ha deciso di andare via, è stata una sua scelta e io l’ho accontentato. Luis Alberto? Lui è una persona molto particolare. Ha un umore altalenante. Chiedeva a tutti i costi il rinnovo del contratto e glielo abbiamo dato, poi ha cominciato a fare bizze. Una persona che non riesce a vivere in un contesto dove ci sono interessi comuni. Lui vuole stare al centro di sé stesso. Non è pensabile vivere in un contesto in cui i dovere sono degli altri e i diritti di una persona. Questo è impossibile».

Lotito e il pensiero su De Rossi

«Io De Rossi e Totti li ho conosciuti come calciatori. Onestamente è capitato di incontrarsi in ristoranti. Loro in modo educato si alzavano e venivano a salutarmi. C’era il rispetto della persona, non c’era rivalità. Sicuramente lui era uno legato alla storia della Roma e che viveva il suo rapporto con la squadra del cuore. C’era un’identità, c’era una simbiosi continua tra giocatori e club. Io non so però qual erano i rapporti con proprietà e spogliatoio, quindi non posso esprimermi sulla correttezza della decisione. Posso dire che era molto legato a quei colori».