La Roma di Juric: difesa a tre la certezza, Dybala-Soulé il grande rebus
Roma da rifare, ancora una volta. Chiuso il capitolo De Rossi, sarà Ivan Juric a prendere in mano una squadra attardata e ancora da costruire in un campionato in cui la proprietà giallorossa ha lasciato intendere neanche troppo implicitamente di pretendere una candidatura seria per la qualificazione in Champions League. Tra volontà e fatti però ce ne passa e in un contesto comunque complesso nel quale lavorare, tra dissapori e incertezze nei principali quadri dirigenziali, l’ex Torino sarà chiamato a imprimere il suo credo su una rosa ricca di talento e potenziale, ma nella quale ci sono diversi nodi cruciali che al momento appaiono quasi impossibili da sciogliere.
I centrali non preoccupano, Dovbyk può rilanciarsi
La prima certezza risiede nella retroguardia, peraltro migliore notizia di questo inizio di stagione al netto del gol subito al 96′ a Genova. Il pacchetto di centrali, per quanto non particolarmente ampio sul piano numerico, compone un reparto al top: Mancini e Ndicka sono certezze granitiche e saranno presto affiancati a pieno regime da Hermoso e Hummels, calciatori internazionali e soprattutto abituati a lavorare in una retroguardia classica a tre. In più, possono adattarsi in caso di necessità i vari Celik o Angelino a rimpolpare le rotazioni visti i tanti impegni. A comandare le operazioni l’ottimo Svilar, abile tra i pali e soprattutto coraggioso con i piedi, per quanto non così eccezionale sul piano della gittata del lancio lungo nella quale eccelleva Milinkovic-Savic. Punto fermo assoluto sarà anche Dovbyk, sia in caso di 3-4-2-1 che di 3-5-2 classico: l’ucraino assomiglia moltissimo per doti fisiche a Zapata, che tanto bene ha fatto con l’allenatore croato nel suo ultimo anno a Torino. La prima missione sarà rifornirlo il più possibile, per farlo segnare e via via acquisire sempre più fiducia. Impossibile pensare infine di togliere dal campo Manu Koné, fondamentale grazie alla sua quantità e al dinamismo offerto in entrambe le fasi di gioco. Tutto il resto è però ancora estremamente fluido e in divenire.
Dybala con Soulé è utopistico e mancano i cross
Juric si ritrova tra le mani una rosa dal grande potenziale, ma che per molti aspetti non combacia con il suo pensiero calcistico. A questa Roma mancano infatti ancora verticalità e rapido pensiero, per quanto su entrambi gli aspetti nella sfida contro il Genoa si fossero visti dei passi avanti interessanti nella prima ora di gioco abbondante. La rosa giallorossa è stracolma di palleggiatori e mezze punte, ha un solo attaccante di ruolo e soprattutto pochi esterni di gamba e corsa, oltre che pochi elementi abituati in generale a leggere e attaccare lo spazio (Pisilli, in quest’ottica, può ritagliarsi uno spazio importante). I dubbi principali riguardano in primis il o i partner di Dovbyk: Dybala è indiscutibile e dove lo metti bene sta, ma il dualismo con Soulé in questo sistema sarà ancora più complicato da trovare e a soffrirne maggiormente, salvo imposizioni dall’alto, sarà certamente l’ex Frosinone a meno di una sua impronosticabile evoluzione in laterale destro largo “a tutta fascia”. L’alternativa può essere impostarli come coppia sottopunta a sostegno di Dovbyk, in un potenziale scacchiere che però già solo ad analizzarlo appare eccessivamente offensivo e sbilanciato. E mancano poi uomini abili ad attaccare con costanza il binario per generare cross dalle fasce: Bellanova e Lazaro al Torino su questo aspetto erano una meravigliosa garanzia. Si potrebbe ovviare con le triangolazioni, almeno per innescare il piede di Angelino sostenendone l’attacco dello spazio: Le Fee ed El Shaarawy sono i più bravi nel lanciare i compagni in profondità, così come Pellegrini se ritrovasse un briciolo di fiducia. Si mescolano dunque dubbi e opportunità praticamente in parti uguali: far uscire un impasto all’altezza sarà certamente stimolante, ma anche assai complicato.