Serie A

Juventus, la storia dello stemma che fa discutere

Una frase, in particolare, è ancora bersaglio di critiche e prese in giro
L'attuale stemma della Juventus
L'attuale stemma della Juventus

Il logo della Juventus è stato negli anni tra i più iconici della storia del calcio. Ben 10 versioni diverse, tra zebre più o meno stilizzate, le immancabili strisce bianconere e saltuariamente persino il blu elettrico detto “De Pinedo”, in onore del famoso pilota abituato a descrivere in maniera coreografica i cieli solcati alla guida dei suoi aerei.

Ultima, certamente tra le più discusse, quella attuale con la ormai ben nota “J”: il marchio, lanciato ufficialmente nel 2017, è stato pensato per essere più fruibile e accattivante per i giovani e soprattutto più riconoscibile nell’appetibile mercato asiatico, dove la società sta provando da tempo a svilupparsi in appeal e rete commerciale.

Ma estremamente chiacchierato fu anche il primo storico stemma della Vecchia Signora, che oltre alla già tanto decantata zebra, evocatrice di un’antica nobiltà calcistica e non solo, presentava anche una stringa decisamente particolare.

Un messaggio in latino

Creato nel 1905, il primo storico logo societario della Juventus appariva in tutti i suoi elementi bicromatico ed era chiaramente ispirato allo stemma cittadino di Torino del XIX secolo. La principale particolarità era però inserita in alto, dove andandolo ad analizzare più nel dettaglio si può osservare un cinto bianco su cui è scritto tramite una calligrafia decisamente stilizzata il motto societario.

i tratta di una frase del I secolo, in lingua latina, attribuita al teologo cristiano Paolo di Tarso, altresì noto con il nome di Saulo o più semplicemente di San Paolo ed equiparato agli apostoli in quanto tra i primi santi e martiri mai esistiti. Il suddetto periodo recita: Non coronabitur nisi qui legitime certaverit”, ovvero “Non riceve la corona se non chi ha combattuto secondo le regole”.

Un motto che, nonostante sia stato poi sostituito nell’immaginario collettivo dal ben più noto “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, ancora oggi visti e considerati i trascorsi del club torinese con la giustizia e le penalizzazioni, tra cui la famosa retrocessione del periodo di Calciopoli, risulta perfetto spunto per detrattori e malelingue per bersagliare la società.

Dopo 16 anni, il primo cambio

Nel 1921 tale marchio è stato asciugato visivamente e reso meno ricco di elementi: viene estrapolato dalla figura iniziale il solo scudo ovale con le sette strisce bianconere, quindi vengono inseriti lo stemma della città torinese direttamente nel disegno principale e ultima ma non per importanza anche la denominazione “Foot-ball Club” per sottolineare l’attività primaria.

La nota frase di Paolo di tarso scomparve subito, forse perché fin troppo ingombrante nello schema grafico pensato dalla squadra bianconera: 16 anni dopo, il logo capostipite di una lunghissima serie di stemmi leggendari prendeva definitivamente forma, cancellando una frase che ha comunque dato modo di pensare e che ha scosso la coscienza di tanti tifosi e appassionati.