Fiorentina, Bove finalmente dimesso: la verità sul defibrillatore “rimovibile”
Il centrocampista viola è stato operato nei giorni scorsi per impiantare un defibrillatore sottocutaneo, indispensabile per le dimissioni dall’ospedale, arrivate finalmente nella giornata di ieri
La paura sembra ormai definitivamente alle spalle. Edoardo Bove sta bene, in condizioni stabili tali da poter finalmente uscire dall’ospedale Careggi di Firenze dove era ricoverato dal 1 dicembre, giorno del malore durante Fiorentina-Inter. Negli ultimi giorni si è parlato tanto di quello che potrebbe essere il futuro del calciatore: continuerà a giocare a calcio? Se sì, dove giocherà? In Italia o all’estero?
La motivazione dietro a queste domande è da ritrovarsi nell’intervento a cui è stato sottoposto nei giorni scorsi per impiantare un defibrillatore sottocutaneo, indispensabile per poter essere dimesso. La situazione è molto simile a quella di Eriksen, colpito da un malore durante gli Europei giocati nel 2021, quando era ancora un tesserato dell’Inter: anche al calciatore danese è stato impiantato un defibrillatore, ma questo, secondo la legge italiana, è incompatibile con l’attività calcistica professionistica e per questo motivo è stato costretto a trasferirsi in Inghilterra.
Il futuro di Bove
Alla notizia dell’operazione di Bove, si è parlato però di un “defibrillatore rimovibile”, ossia un dispositivo da tenere nell’attesa dei risultati di ulteriori esami e poi, compatibilmente con gli esiti e le opinioni dei medici, da rimuovere in un momento successivo, in modo tale da poter continuare a giocare in Italia. A proposito di questo, a Cronache di Spogliatoio è intervenuto Giampiero Patrizi, presidente della società italiana di Cardiologia dello Sport, che ha spiegato che in realtà la differenza tra i defibrillatori è un’altra:
“Non esiste il defibrillatore rimovibile. O meglio, qualunque è rimovibile, ma a rischio e pericolo del paziente. L’unica differenza tra i dispositivi è che uno si impianta sotto lo sterno, e quindi è meno invasivo, e un altro sotto la clavicola, specialmente nei pazienti più anziani. Perché in Italia non si può giocare e in Premier sì? È solo una differenza giurisdizionale, non medica: i medici sono tutti concordi che un giocatore con problemi cardiaci non debba svolgere attività sportiva intensa. In Italia però c’è una legge emanata nel ’77, dopo la morte in campo di Renato Curi: per poter giocare a livello agonistico si deve superare una visita di idoneità. All’estero questo non c’è”.
Non si sa ancora, dunque, quale sarà il futuro calcistico di Edoardo Bove. L’importante però è che ora stia bene e che sia tornato al Viola Park per salutare tutti i suoi compagni, ma continuerà la convalescenza a casa in attesa di nuovi esami.