Quando Guardiola divenne l’allenatore del secolo

Nel 2020 il mondo del calcio ebbe a che fare con un’edizione particolarmente significativa dei Globe Soccer Awards, nella quale si elessero squadra, giocatore e allenatore del secolo. Ad essere premiati furono Real Madrid, Cristiano Ronaldo e soprattutto Pep Guardiola, riconosciuto dalla prestigiosa giuria come il tecnico più impattante nel XXI secolo, ovvero il lasso di tempo che va dal 2001 al 2020. Un premio ben più che meritato per lo spagnolo, che ovunque ha avuto modo di esprimere la sua rivoluzionaria idea di calcio ha semplicemente fatto la differenza, prima al Barcellona, poi al Bayern Monaco nonostante qualche difficoltà e quindi al Manchester City, dove sta attualmente vivendo una stagione in chiaroscuro, forse la più complicata del suo arrivo in Inghilterra per risultati e non solo, dopo anni di incredibili trionfi compresa la prima Champions League della storia del club.
Mister 40 trofei
Guardiola nel corso della sua straordinaria carriera ha vinto ben 40 trofei, meno soltanto di Sir Alex Ferguson che terminò la sua altrettanto straordinaria carriera a quota 49. Nell’incredibile bacheca di Pep risplendono soprattutto tre Champions League e ben 12 campionati, di cui tre Liga, tre Bundesliga e soprattutto sei Premier League. Un percorso semplicemente straordinario, se si pensa soprattutto che sono arrivati in appena 17 anni di carriera da capo allenatore: la sua prima stagione infatti risale al maggio 2008, quando venne promosso dal presidente Laporta come tecnico del Barcellona al posto di Frank Rijkaard.
Un calcio rivoluzionario
Ma a colpire di Pep Guardiola, al di là dei numeri e dei trofei, è la rivoluzione culturale che il suo pensiero calcistico ha generato negli ultimi anni. La sua impronta è stata determinante e ha profondamente influenzato il modo di intendere il gioco in ben tre Paesi diversi. Il suo impatto infatti non si è limitato al solo “Tiki Taka” con cui ha ribaltato l’Europa alla guida del Barcellona, ma si è esteso anche a una Bundesliga in cui prima di lui il calcio era interpretato in maniera molto più muscolare e meno tecnica e ha raggiunto un nuovo apice in Premier League, dove ha saputo dare un’impronta ancora più innovativa tra ruoli di fatto annullati e la volontà di dominare la partita sotto ogni aspetto, dalla gestione del pallone tramite il gioco dal basso fino alla pressione alta a favorire la riconquista alta del pallone. Non a caso, due suoi adepti come Arteta e Maresca ora guidano due big come Arsenal e Chelsea e basano la loro impronta proprio sui suoi principi, che resteranno scolpiti nella Soria di questo sport e influenzeranno intere generazioni future di allenatori.