Calcio

Le follie del ‘Loco’ Bielsa: genio e sognatore, follemente innamorato del pallone

Marcelo Bielsa, per tutti il ‘Loco’. Letteralmente il pazzo, il matto, il folle, tutti aggettivi che si accoppiano alla perfezione col tecnico argentino, che in carriera ne ha combinate davvero di tutti i colori
Tifosi Argentina
Tifosi Argentina (Getty Images)

Marcelo Bielsa, per tutti il ‘Loco’. Letteralmente il pazzo, il matto, il folle, tutti aggettivi che si accoppiano alla perfezione con l’allenatore argentino che ovunque è andato in carriera ha sempre fatto parlare di sé: delle sue imprese, del suo modo di fare e di allenare, tutto secondo il suo stile, unico ed inimitabile. E ne ha combinate di ogni, nel bene e nel male, ma sempre a difesa del gruppo e dei suoi ragazzi, che per lui si butterebbero anche nel fuoco, come hanno fatto quelli del Newell’s, del Vélez e, in tempi più recenti, anche del Leeds, che Bielsa riportò nel 2020 in Premier League, a quasi 20 anni di distanza dall’ultima apparizione.

Ma quali sono le ‘gesta’ più celebri del ‘Loco’ Bielsa? Andiamolo a scoprire.

Le folli dimissioni e gli addii inaspettati

Estate 2004, siamo ad Atene, in Grecia, in occasioni delle Olimpiadi. La selezione Argentina dell’epoca – in cui figuravano tra i tanti giovani di talento Tevez, Mascherano ed Heinze – guidata da Bielsa, vince una partita dopo l’altra, ai quarti strapazza 4-0 la Costa Rica e in semifinale piega agilmente l’Italia (3-0), completando l’opera andando a battere nella finalissima il Paraguay, con un gol decisivo dell’’Apache’ Carlitos Tevez che vale la medaglia d’oro. Feste, brindisi, sorrisi e abbracci, con i giornali argentini che pregustano il bis con il ‘Loco’ ai Mondiali tedeschi che sarebbero arrivati da lì a due anni, per riscattare il deludente torneo del 2002 in Corea e Giappone. Invece, accade l’impensabile: Bielsa dopo il trionfo Olimpico si dimette, senza alcun motivo, lasciando l’incarico a José Pekerman. Addio Argentina, me ne vado.

Un dietrofront d’autore o da folle, lasciando la sua Nazione e la sua Nazionale da vincitore, ma non fu l’unico della sua carriera. Undici anni dopo, infatti, il ‘Loco’ fece lo stesso, a sorpresa, annunciando le sue dimissioni da allenatore del Marsiglia dopo una sconfitta interna alla prima giornata contro il Caen, a stagione appena cominciata. “Il mio lavoro qui è finito, me ne torno nel mio paese…”, disse molto serenamente, non soddisfatto di alcuni termini inseriti nel suo contratto, anche se la reale motivazione di quel prematuro addio non si è mai venuta a sapere…

E non c’è due senza tre, perché pochi mesi dopo Bielsa interruppe un altro ‘matrimonio’ già sull’altare, quello con la Lazio, nell’estate del 2016. A luglio, il tecnico di Rosario viene ufficializzato dal club biancoceleste, ma appena due giorni sceglie di dimettersi (con il conseguente ritorno in panchina di Simone Inzaghi). Secondo Bielsa, infatti, il presidente Lotito non avrebbe rispettato le promesse di calciomercato relative all’acquisto di almeno quattro giocatori prima del 5 luglio, data prossima alla partenza per il ritiro estivo di Auronzo di Cadore: così motivò il suo non-inizio di avventura in Italia alla guida della Lazio. Che personaggio!

Maniaco del pallone e del lavoro, a volte anche troppo

“Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto”. Un proverbio caro a Bielsa, che colse in pieno in gioventù quando, non potendosi permettere di acquistare i quotidiani sportivi per leggere le cronache delle partite disputatesi il giorno precedente, decise di gestire direttamente di persona un’edicola nel centro di Rosario: facile no?

Leggere le partite, in tutti i sensi, lui che il calcio lo interpreta come divertimento, puro, giocando all’attacco per segnare un gol in più dell’avversario, fedelissimo al suo schema 3-3-1-3, convinto che in questo gioco esistano in totale 28 moduli, né uno di più né uno di meno: provate a contraddirlo…

Anche perché chi ha intenzione di farlo, deve battersi contro uno che dice di aver “di aver visto più di 50mila partite”, come rivelò tempo fa in un’intervista. Merito di una videoteca gigantesca presente in casa Bielsa, arma in più per studiare avversari e non nei minimi dettagli.

Ma non solo video… A fine anni ’80, quando allenava le giovanili del Newell’s Old Boy in Argentina, Bielsa aveva metodo singolare per analizzare i suoi giocatori durante gli allenamenti. Dato che il campo di era sprovvisto di tribune, il tecnico si arrampicava spesso su un albero per prendere tutte le annotazioni tattiche su un blocco note, il quale, ogni volta che cadeva a terra, diventava causa di interruzione dell’allenamento.

Peggio fece nell’inverno del 2019 quando, per scoprire schemi e moduli dei diretti concorrenti del Derby County in Championship, mandò direttamente una spia nel centro sportivo degli avversari, all’epoca allenati da Frank Lampard, per studiarli dettagliatamente. Una volta scoperto, confessò: “Sono solo io il responsabile, e non ho chiesto il permesso al Leeds. Non importa se sia legale o meno: a me importa che il Derby County non ritenga sia una manovra giusta – ma trovò allo stesso tempo anche il modo di giustificarsi, anche se non lo riuscì mai ad ammettere del tutto… – Non per giustificarmi, ma questo tipo di tattiche le uso sin da Mondiali in cui allenavo l’Argentina. Non è qualcosa di illegale: è qualcosa di pubblico e se ne parla nella stampa. Secondo alcuni è giusto, secondo altri no”.

Scout, maestro di ‘futbol’ e sognatore. Come lui, non ce sono più

Genio folle, ma anche fine conoscitore di calcio. Se Batistuta è diventato quel Batistuta, tanto lo deve a Bielsa. Fu lui infatti a scoprirlo, a 32 anni, appena scelto come allenatore delle giovanili del Newell’s Old Boys. Percorse ben 125mila chilometri in 3 mesi a bordo di una Fiat 147 e fu nel distretto di Avellaneda che si imbatté in un 16enne sovrappeso che cercava di rubare dalla sua auto una stecca di cioccolata: quel ragazzo era Gabriel Batistuta e da lì nacque la leggenda di ‘Batigol’. Ma non solo, dalla sua lista di talenti passarono anche Balbo e Sensini.

Lungimirante, sognatore, genio, e come tutti i geni anche un po’ folle, ma innamorato pazzo di questo sport, nonché grande scopritore di talenti, come poi dimostrato a lungo nella sua prestigiosa carriera, che oggi lo ha portato ad essere il ct dell’Uruguay.

Questo è il ‘Loco’, prendere o lasciare. Un personaggio che unisce e che divide, di quelli che il calcio però piano piano sta perdendo. E allora, lunga vita al maestro Bielsa.