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Roma, cosa si sa sull’infortunio di Dybala: parla l’esperto

L'argentino è uscito in lacrime dopo dieci minuti in campo contro il Cagliari: l'infortunio è serio e l'ortopedico Ripanti ha provato a spiegare cosa accadrà ora
Dybala, Roma
Dybala, Roma

La diagnosi dell’infortunio di Dybala presenta termini tecnici che meritano un approfondimento. Come annunciato direttamente dalla società, si tratta di una lesione al tendine semitendinoso della coscia sinistra: un problema che, rispetto a una lesione muscolare, comporta tempi di recupero più lunghi a causa della rigenerazione più lenta dei tessuti. Secondo il dottor Simone Ripanti, ortopedico dell’ospedale San Giovanni di Roma intervistato dal Corriere dello Sport, non bisogna aspettarsi una guarigione rapida.

La dinamica dell’infortunio

Come spiega il dottor Ripanti, l’infortunio sarebbe stato causato da un colpo di tacco, un gesto tecnico che, sebbene spettacolare, può creare uno squilibrio nel corpo. Questo movimento coinvolge infatti sia il quadricipite (muscolo anteriore della coscia) sia i flessori (quelli posteriori), generando una tensione che può portare alla lacerazione delle fibre muscolari. Si tratta comunque di un evento raro, in cui la sfortuna ha avuto un ruolo determinante.

Terapia e tempi di guarigione

Per quanto riguarda la terapia, la prima fase prevede riposo assoluto, seguito da sedute di fisioterapia con l’uso di macchinari come tecar o ultrasuoni per favorire la rigenerazione del tendine. Probabile anche il ricorso ai fattori di crescita, una tecnica che prevede iniezioni di sangue centrifugato per accelerare i tempi di recupero.

L’età del giocatore, 31 anni, non dovrebbe influire direttamente sulla ripresa, ma il vero fattore critico è la storia clinica dell’argentino: avendo subito diversi infortuni in passato, il recupero potrebbe richiedere ancora più tempo. In ogni caso, ogni prognosi resta indicativa, poiché il decorso varia da caso a caso. Resta da capire se sarà necessario un intervento chirurgico, anche se è probabile che il giocatore voglia consultare più specialisti prima di prendere una decisione definitiva. Anche in caso di terapia conservativa, la previsione di un recupero in un mese sembra ottimistica: servirà pazienza.