Calcio, gli infortuni più buffi di sempre: dai testicoli di Anastasi, alla play di Nesta

Gli infortuni nel calcio sono una costante. Soprattutto da quando il numero di partite è clamorosamente aumentato, ogni settimana se ne aggiungono di nuovi. Tra alcuni leggeri e altri più pesanti, gli infortuni rischiano di complicare la stagione di un calciatore o perfino di un’intera squadra, costretta a farne a meno per un certo numero di partite. Ci sono infortuni che hanno fatto la storia del calcio, privando alcuni giocatori di rispondere presente a ad appuntamenti particolari e altri che invece ne sono entrati a far parte per la loro particolarità. Proprio quest’ultima casistica è quella che andremo ad approfondire nelle righe successive, ricordando alcuni degli infortuni più buffi di sempre.
Pietro Anastasi salta il Mondiale per operarsi… ai testicoli
Partecipare a un Mondiale con la maglia della propria Nazione è il sogno di tutti coloro che muovono i primi passi su un campo da calcio. Un’occasione che, però, Pietro Anastasi dovette rimandare nel 1970 saltando l’appuntamento in Messico per uno scherzo avvenuto nello spogliatoio. Stando a quanto si racconta, infatti, il massaggiatore Tresoldi lo avrebbe colpito con un asciugamano bagnato ai genitali, costringendolo a sottoporsi a un’operazione che gli costò la partecipazione alla Coppa del Mondo.
Asprilla, una reazione esagerata
Simpatico, almeno oggi che lo raccontiamo, fu anche l’infortunio che fermò Tino Asprilla nel 1993 quando era un giocatore del Parma. L’attaccante, inferocitosi per qualche ragione, calciò una lastra di vetro causandosi un grave ferita al piede. Alla stampa venne raccontato che aveva pestato dei cocci di bottiglia camminano a bordo di una piscina… che poi alla fine anche così faceva ridere!
Barnard, che figura di…
David Barnard lo si ricorda nel mondo del calcio per i suoi anni al Chelsea, per le prestazioni con la maglia della Galles e per il suo assurdo infortunio. Tutti coloro che hanno un cane sanno benissimo quanto sia importante raccogliere i bisogni in strada e soprattutto in casa. Per il fetore, per la pulizia e anche per la propria sicurezza. In che senso? Ecco, appunto, chiedete a Barnard che fu costretto a stare fermo per cinque mesi perché scivolò sui bisogni del proprio cane.
Batty, che botta!
Le regole della strada andrebbero rispettate anche in casa. I tricicli possono essere più pericolosi di un motorino, soprattutto se a guidarli è il figlio di David Batty ex calciatore inglese del Newcastle e del Leeds che fu costretto a fermarsi per alcuni mesi per un problema al tendine d’Achille, dopo esser stato investito da suoi figlio a bordo di un triciclo. Chi aveva la precedenza?
Infortunio per Dida? Poco male era già in panchina
Quando un calciatore si fa male o viene escluso dai convocati oppure finisce in panchina a scopo precauzionale. Ecco, questo discorso vale per tutti, meno che per Dida. Il portiere brasiliano del Milan, nel corso di una partita tra il Parma e il club rossonero, si alzò d’improvviso dalla panchina e accusò un colpo della strega che gli impedì di scendere in campo e lo costrinse a sedersi nuovamente in panchina. Insomma, non è cambiato nulla.
Litmanen conferma: la Coca Cola fa male!
Jari Litmanen non sarà mai sponsor della Coca Cola, questo sembrerebbe scontato, soprattutto dopo il piccolo incidente che ha visto protagonista lui e una lattina della nota bevanda energetica. Il centrocampista finlandese altro non stava facendo che stapparla per sorseggiarne un po’, ma quando è andato a staccare la linguetta di metallo la lattina gli è esplosa in faccia causandogli un brutto occhio nero.
Nesta e una lezione ai giovani: non esagerate con la playstation
Quante volte vostra madre è entrata in camera imbufalita perché state da troppe ore incollati alla playstation? Quante volte la avete ignorata pensando stesse esagerando? Ecco, Nesta ci insegna che in realtà aveva ragione. L’ex difensore di Lazio e Milan nel 2005 accusò dei fastidi al polso ed alla mano proprio a causa del troppo frequente utilizzo della playstation. Un caso che costrinse la stessa Sony dovette difendersi dall’accusa.