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Olimpiadi, Italvolley da favola: i cinque segreti del successo delle ragazze di Velasco

Italvolley, Olimpiadi
Italvolley, Olimpiadi (Getty Images)


Un’impresa che entra nella storia dello sport italiano: dopo tanti tentativi arriva il primo oro per l’Italvolley con il 3-0 agli USA

Domeniche d’agosto da libri di storia. Rimarrà negli annali la data odierna perché l’11 agosto 2024 è arrivato il primo oro olimpico nella storia del volley italiano. Ed è una prima volta dolcissima perché le ragazze non ci avevano mai regalato una medaglia, mentre con gli uomini erano già arrivati sei podi olimpici senza mai però salire sul gradino più alto. Lo hanno fatto oggi le ragazze di Julio Velasco, al termine di una partita ai limiti dell’imbarazzante per la superiorità dimostrata dalle azzurre. Superiori in tutto, dal servizio al muro, dalla ricezione all’attacco, tutto fatto alla perfezione per un pomeriggio che lo sport italiano difficilmente dimenticherà. Dalla delusione cocente di un anno fa con il quarto posto all’Europeo all’impresa di oggi è cambiata tanto la nostra nazionale. Vediamo però quelle che sono le cinque chiavi di questo meraviglioso oro olimpico. 

L’uomo dei due mondi

Dal volley al calcio, per poi salire sul tetto d’Olimpia ancora con il volley. Julio Velasco è un uomo, prima ancora che un coach, di livello sublime. Le sue frasi durante tutto questo percorso olimpico sono diventate degli aforismi da condividere nel quotidiano. Esondano gli argini dello sport e diventano insegnamenti di vita, dall’abbracciare le delusioni alla ricerca di serenità, quella voglia di allontanare l’ossessione della vittoria. Nessuna ossessione, solo godersi la gioia del momento. Vivere quello che sta succedendo, senza pensare a ieri o a domani. Pensare solo all’oggi, e l’oggi è un qualcosa di meraviglioso perché si è fatta la storia. Questa saggezza non deve però mettere in secondo piano gli enormi meriti sportivi. Coadiuvato da uno staff straordinario, con Barbolini e Bernardi in primis, Velasco ha saputo trasformare un potenziale problema in una risorsa straordinaria. Un anno fa la convivenza forzata di Egonu e Antropova aveva creato degli squilibri nel gruppo azzurro. Il doppio cambio micidiale con l’ingresso di Cambi per Egonu e Antropova per Orro ha tolto responsabilità a Paola, ha permesso al muro azzurro di essere dominante ai limiti dell’imbarazzo e il talento di Antropova in attacco ha fatto il resto. Chapeau coach. 

Orro olimpica

Da oro olimpico a Orro olimpica il passo è breve. Miglior palleggiatrice del torneo, e ci mancherebbe altro verrebbe da aggiungere. È arrivato il torneo della definitiva consacrazione per Alessia, il torneo che la mette in cima al mondo nel suo ruolo. Alzate a una mano in stile Giannelli, turni di servizio mortiferi come quello che ha spaccato il terzo set della finale contro gli USA. E poi le difese, quasi come fosse un libero aggiunto in seconda linea a difendere l’indifendibile. Valorizzare tutte le attaccanti e non cadere nella tentazione di giocare sempre palla scontata su Egonu. Attaccanti valorizzate da Orro ma che hanno saputo rispondere presente in maniera straordinaria. Non le citeremo nel dettaglio ma lo facciamo qui, perché Myriam Sylla entra nel dream team di questa Olimpiade e lo fa con pieno merito dopo un torneo da miglior schiacciatrice della competizione e Caterina Bosetti, che un anno fa era fuori dalla Nazionale, che ha giocato una finale da fantascienza. Brave. 

Libera di dominare

Un libero, libera di fare ciò che vuole. Miglior libero del campionato italiano, della Champions League, del Mondiale per club, dell’Europeo, del Mondiale, della VNL e adesso anche miglior libero dell’Olimpiade di Parigi 2024. Non ci sono più dubbi, Monica De Gennaro (per tutti Moki) è semplicemente il miglior libero della storia di questo sport. Ha vinto tutto e lo ha fatto dominando, come anche in quel di Parigi. Al servizio le avversarie la evitavano come la peste, lei però è riuscita a fare la differenza avendo anche la miglior percentuale di ricezioni perfette di tutto il torneo. Lei che è stata il simbolo del nuovo percorso, da esclusa d’eccellenza a leader del progetto Velasco. Tutte le compagne la hanno fatta volare al cielo durante i festeggiamenti dopo la conquista dell’oro. La più piccola del gruppo che ha saputo dominare come fanno solo i giganti dello sport. 

Il muro azzurro

Sembrava il muro giallo del Westfalenstadion di Dortmund per quanto rumore faceva, invece erano “solo” i monster block di Danesi, Fahr e compagne. Il lavoro a muro delle ragazze di Velasco durante tutta l’Olimpiade è stato semplicemente devastante. Lo è stato anche nella finale con gli USA, dove a metà terzo set è apparsa la statistica dei muri delle due squadre. Un 10-0 a favore delle azzurre che ha spaccato completamente la finale, dimostrando ancora una volta come Danesi e Fahr siano nell’élite del volley mondiale. Danesi, capitana di questa squadra, è entrata nel dream team olimpico, Fahr no ma per lei, reduce da un doppio infortunio al ginocchio nel 2021 e nel 2022, essere qui e dominare come ha fatto vale molto più di una presenza o meno nel dream team. 

Sorridi Paola! 

Il sorriso delle ragazze è stata una delle chiavi di questo successo straordinario. Il sorriso più importante è però quello di Paola Egonu, portata allo sfinimento dalle pressioni, dalle aspettative e dalle malelingue di un paese che quando ha dei fenomeni deve sempre trovare il modo per abbatterli più che per sostenerli. Dopo un bronzo mondiale nel 2022 la Egonu è arrivata addirittura a dire basta con la Nazionale, troppo stanca di sentirsi dire qualsiasi cosa: “Mi hanno chiesto se sono italiana. È la mia ultima partita in Nazionale”. Ci ha ripensato Paola e ha fatto bene, anzi benissimo perché adesso a 25 anni è sull’Olimpo. Oro e premio di MVP con un ringraziamento a chi ha architettato questo trionfo storico: “Velasco è stato bravo a unirci tutte e a costruire quella squadra che mancava da un po’”. Quella squadra ora c’è, eccome se c’è. È sul tetto di Olimpia dopo un pomeriggio che non dimenticheremo mai”.