Cassignol e Jouisse criticano aspramente l’organizzazione delle gare di nuoto in acque libere nella Senna
Non si spegne la polemica per la decisione da parte del Comitato Olimpico Francese di far disputare le gare di nuoto in acque libere all’interno della Senna. Una particolare eco è stata provocata, nel Paese transalpino, da due atlete autoctone, Océane Cassignol e Caroline Jouisse, che hanno criticato aspramente l’organizzazione.
Acque libere nella Senna, l’attacco di Cassignol
“Senna più sporca di altre acque in cui ho gareggiato? Ve lo dirò tra qualche ora o qualche giorno – afferma ironicamente la Cassignol –. Ho già sperimentato cose peggiori, ad esempio il nuoto nel porto di Barcellona. La temperatura era buona a 23 gradi e ho bevuto più volte, non aveva sapore. In Giappone non potevi nemmeno vedere la tua spalla. Il problema però è la parte di ritorno controcorrente: è come se ogni volta facessimo una sessione di bodybuilding. Dove normalmente eseguiamo un colpo di braccio, abbiamo dovuto darne due. Lo sforzo da dare era il doppio“.
Acque libere nella Senna, l’accusa di Jouisse
“Per evitare la corrente abbiamo dovuto nuotare sfiorando le sponde? Sì e abbiamo sbattuto contro il muro, era davvero una cosa a cui non eravamo abituati. Ho graffi su tutto il corpo? C’è una zona che chiamano il giardino galleggiante e non l’hanno tagliata. Diciamo che ci è servito un po’ come un crash test. Confermo che è la gara più dura che abbia mai vissuto. Tra le due boe sul fondo dovevamo assolutamente cercare di raggiungere il bordo e lambire la parete. Era chiaramente la guerra perché è proprio il posto dove si sente meno corrente. Non appena ti sposti un po’, era davvero molto più forte“, le parole della Jouisse.