Rugby e Nuoto

5 febbraio 2000: l’apoteosi azzurra al Sei Nazioni

Sono passati 25 anni dalla favola azzurra al Sei Nazioni di Rugby. Al Flaminio, contro la Scozia, accadde qualcosa di unico e di impensabile. Un debutto da sogno, nel segno di Dominguez
Supercoppa italiana
Coppa generica (Getty Images)

“Ricordatevi con chi siete, e ricordatevi dove siete: non ve lo dimenticherete mai”. Questa frase fu utilizzata da un noto telecronista sportivo pochi minuti dopo il trionfo azzurro nel Mondiale di calcio in Germania nel 2006. Qui, però, il calcio non c’entra nulla, ma le stesse parole potrebbero sposarsi tranquillamente col pensiero di chi, 25 anni fa esatti oggi, visse in prima persona il successo dell’Italrugby sulla Scozia al debutto nel Sei Nazioni, il 5 febbraio del 2000.

Un momento storico, coinciso con una vittoria anch’essa storica, e per nulla scontata e banale, come poi dirà il tempo.

Dominguez lascia il segno, il Flaminio esplode di gioia

Il nuovo millennio è appena nato, l’Italia del rugby si prepara ad un debutto storico: è il primo Sei Nazioni in cui sventola alto il tricolore. Il Flaminio di Roma è tutto esaurito, l’attesa è tanta, così come la curiosità, anche da parte di chi per la prima volta ha scelto di gustarsi dal vivo un match con protagonista la palla ovale. E la curiosità c’è tutta anche negli occhi di chi da fuori conosce per la prima volta gli azzurri, un inedito per questo torneo, istituito nel 1883 e passato per l’occasione da 5 appunto a 6 Nazioni. Di fronte c’è la Scozia, detentrice dell’edizione del 1999, una corazzata per quei tempi.

L’impresa, quindi, sarà doppia. Il match è equilibrato, almeno per metà (19-19). Poi, l’Italia allunga, trascinata da uno straordinario Diego Dominguez, simbolo e leader del gruppo, capace di realizzare 29 punti – una trasformazione, tre drop e sei calci piazzati: fino a quel giorno record di punti personali realizzati in una partita nel torneo -, precedendo la meta, a 2 minuti dal termine, di Giampiero De Carli, pilone romano che entra dritto dritto nella storia dell’Italia della palla ovale e del Sei Nazioni, assieme all’onnipresente capitan Troncon. E’ l’apoteosi.

Nonostante il brillante esordio, il resto del torneo fu tutto in salita per la selezione di Brad Johnstone che, dopo la prima vittoria, perse tutte e 4 le partite successive, confermando un gap ancora troppo ampio rispetto agli altri colossi del rugby. Da 4, infatti, i ko diventarono sempre di più e ci vollero anni per tornare a vedere un altro successo italiano nel Sei Nazioni.

Ma il 5 febbraio 2000, nonostante tutto (e nonostante le batoste che sarebbero arrivate di lì a poco), resta e resterà per sempre nella storia.

Il primo ’15’ azzurro al Sei Nazioni

L’Italia della “prima” al Sei Nazioni del ct australiano Brad Johnstone schierà questo “quindici”: 15 Matt Pini, 14 Denis Dallan, 13 Manuel Dallan, 12 Luca Martin, 11 Cristian Stoica, 10 Diego Dominguez, 9 Alessandro Troncon (capitano), 8 Wilhelmus Visser, 7 Mauro Bergamasco, 6 Massimo Giovanelli, 5 Andrea Gritti, 4 Carlo Checcinato, 3 Tino Paoletti, 2 Alessandro Moscardi, 1 Massimo Cuttita.

Tanti “Cucchiai di legno”, ma anche qualche bella impresa

Nonostante i momenti bui e il grosso divario con le altre 5 corazzate, l’Italrugby è riuscita a costruire delle imprese notevoli negli ultimi 25 anni. A livello complessivo di record e di piazzamenti, l’Italia ha chiuso per due volte al quarto posto, nel 2007 e nel 2013, che ad oggi resta il massimo traguardo raggiunto. In totale, gli azzurri hanno conquistato 12 vittorie all’interno della manifestazione, tra i risultati più significativi, spicca il trionfo contro la Francia, campione del mondo in carica, per 22-21, giocata sempre all’Olimpico, e, con lo stesso punteggio (nel 2022), la vittoria contro il il Galles a Cardiff, grazie a una meta all’ultimo minuto di Ange Capuozzo.

Con l’attuale, sono 25 in tutto le partecipazioni per la nostra selezione, contro le 127 disputate dalla Scozia (che però non ha mai vinto), le stesse di Irlanda e Galles, 125 invece per l’Inghilterra e 92 per la Francia.